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ARTICOLO
DI HURLEY HAYWOOD
Articolo di Hurley Haywood, plurivincitore a Daytona,
apparso sulla rivista "ON TRACK" nel numero di Febbraio del 1992.
Hurley's Line: un giro del circuito
di Daytona con il suo visitatore più vittorioso, Hurley Haywood.
Hurley Haywood è uno tra i piloti più
esperti, e il più vittorioso, della "Rolex 24 Ore di Daytona". La
sua prima vittoria sul superspeedway tri-ovale risale al 1973, quando divise
la sua Porsche Carrera con l'amico Peter Gregg.
Haywood, che vive a Ponte Vedra Beach, Florida,
fece parte del Team vittorioso della Joest Racing nel 1991. Chi meglio
potrebbe descrivere il tracciato di 3.56 miglia?
"Come passate sul traguardo, siete nella parte più
veloce del circuito a qualcosa come 200 mph, forse anche 210, dipende dall'assetto
della macchina. Scendendo verso la "Curva Uno", vi sono differenti tipi
di traiettoria che la gente tende a tenere. Io preferisco stare all' interno
lasciando che la macchina vada a scivolare un pò fuori, prima di
chiudere quella secca curva a sinistra.
La maniera più veloce è usare la seconda
marcia, ma in gara si cerca di eliminare tutte le cambiate non necessarie,
e così si va via in terza anche se il motore brontola un pò,
specialmente se c'è traffico. Dopo abbiamo una serie di esse veloci,
prima di arrivare al "Horseshoe" (ferro di cavallo) o noto anche come "International
Hairpin". All'inizio si frena molto tardi, ma man mano che la gara prosegue
la pista diventa molto scivolosa. Io tendo a rimanere all'interno per due
ragioni: una, mi sembra che c'è più "grip" e due, se vado
largo la macchina diventa molto sottosterzante.
Ancora, si cerca di eliminare le cambiate. Faccio
perciò l'"Horseshoe" in terza. Così potete acquistare una
buona velocità sul corto rettilineo che segue, facendo in quarta
ed in pieno la veloce curva a sinistra. Questa curva non è un problema.
Durante il giorno non ci pensi neanche. Ma alla notte questa curva diventa
un pò difficile perchè non si riesce a definire la traiettoria.
E' un punto molto buio e c'è un prato di fronte, così i vostri
fari non hanno molti riferimenti da illuminare. Dovete stare attenti, io
giro il volante quando vedo il segnale "100", non è una grande indicazione
ma per me, fino ad ora, ha sempre funzionato.
Se la prendete in pieno, uscite al pelo sull'erba.
Di notte è uno dei punti più pericolosi e non dimenticatevi
che metà della gara è di notte.
La curva successiva parte molto aperta e poi chiude.
E' una curva a destra, che anch'essa diventa molto scivolosa. Si può
frenare molto in ritardo e andare ben dentro la curva prima di iniziare
a girare. Sto in terza nel piccolo rettilineo che dà sulla curva
sinistra conducente alla sopraelevata. Questa è un altra curva che
la gente prende in diverse maniere. Io provo a frenare tardi e prendo una
traiettoria unica che tende ad eliminare le differenze di inclinazione
tra la pista e la sopraelevata.
Quindi cambio in rapida successione le marce, cercando
di rimanere in alto.Molte volte c'é traffico,ma non è un
grosso problema. Puoi stare alto, basso o addirittura sulla parte piatta
alla base. Si può fare di tutto qui. Siete in quinta marcia a 200
mph. e vi avviate sul rettilineo opposto. Ed ora avrete a che fare con
la "Chicane"."
La ricetta per il disastro
"La "Chicane" può essere la ricetta per un
disastro se voi perdete la concentrazione solo un secondo. E' una curva
molto veloce. Si entra in terza e subito si deve curvare a destra, e poi
un altro destra/sinistra e si torna sulla sopraelevata. C'è una
grande luce intermittente che indica la "Chicane", ma dopo i primi 5 minuti
di gara tutti i segnali a terra sono stati spazzati via, e così
vi dovete basare sul vostro istinto. Potreste anche essere abbagliati da
queste luci, ma con un pò di esperienza dopo ci si abitua."
Esempio: supponiamo che state per passare un gruppo
di auto lente e date uno sguardo allo specchio retrovisore che le avete
poi effettivamente passate sulla staccata, con le luci davanti a voi e
poi guardando indietro nell'oscurità è facile perdere la
percezione esatta di dove ci si trova e di dove è l'inizio della
curva. Se vi si rompe qualcosa sulla sopraelevata, non c'è molto
spazio perchè se la macchina si imbarca sbatte sul muretto e vi
ributta giù. Basta chiedere a John Nielsen che nel 1991 è
uscito lì. Bisogna stare attenti, lì sopra si va veramente
forte.
"Dopo la "Chicane" si torna sulla sopraelevata,e
si cerca di stare alti per evitare il traffico. C'è un piccolo dosso
passando sulla "Sopraelevata Est",che cerca di buttare voi e la vostra
macchina contro il muro. Tutto diventa un problema se piove. Altrimenti
continuate a veleggiare verso la "Curva Uno"."
Dimostrazioni di Durata
Ora quarantatreenne, Hurley Haywood ha vinto 5 volte
la 24 Ore di Daytona. Ha anche vinto due volte sia la 12 Ore di Sebring
che la 24 Ore di Le Mans. Solo il povero Al Holbert poteva rivaleggiare
nella conquista delle tre gare di durata più importanti del mondo.
Comunque nessuno può vantare il totale di nove vittorie.
"Mi hanno chiesto quale gara è più
difficile tra Le Mans e Daytona, e io penso che Daytona è due volte
più difficile di Le Mans. Questo per la maggiore fatica e perchè
metà gara è di notte. Vi è inoltre una maggiore differenza
di velocità tra le vetture e così bisogna essere doppiamente
attenti nei sorpassi.E se noi siamo stanchi, state sicuri che sono stanchi
anche quelli che guidano le piccole GTU o le vecchie GTO. Perciò
pensate sempre al peggio,di essere colpiti da qualcuno.
Un pò di fortuna è importante a Daytona:
evitando il grosso assortimento di vetture più lente e preservando
le componenti meccaniche della vettura e le condizioni dei piloti.
Lo stress fisico e mentale gioca un fattore critico
nel successo del Team nelle gare di durata. Ecco perchè i "Top Team"
hanno il loro fisioterapista ed il cuoco personale. I piloti sono sottoposti
ad una dieta rigorosa prima e durante la gara, ed i loro movimenti sono
registrati e controllati.
Lo stress che si accumula sulle sopraellevate ha
il suo peso dopo 24 ore" dice Haywood. "Alla fine della gara il collo,
le spalle e tutti i muscoli del vostro corpo sono doloranti. E'veramente
una gara durissima, specialmente in questi giorni quando le vetture vanno
così forte."
Haywood dice che le vetture di oggi a effetto suolo,
che generano un incredibile possibilità di aderenza in curva, sono
molto faticose da guidare. Specialmente sulle lunghe distanze. Negli anni
passati gareggiare a Daytona era divertimento puro, oggi non è più
così.
"Le macchine vanno guidate scientificamente e faticosamente"
egli dice "E' tutta un altra cosa da quando io cominciai. Allora le macchine
erano basilarmente delle vetture stradali modificate. Ora sono dei marchingegni
molto sofisticatili mentre allora si cercava di andare "piano" per salvaguardare
la vettura sulla distanza, ora si procede praticamente a "manetta" per
tutte le 24 ore. Se ti rilassi e rallenti un pò corri il rischio
di essere molti giri indietro già a metà gara."
Nei tempi recenti questa gara è praticamente
diventata una "sprint" di 24 ore, ecco perchè sono chiamati 4/5
piloti a dividere i rischi e le fatiche della competizione. Comunque fatica
o no, Haywood sente ogni anno il richiamo della competizione.
"Questo (1992) è il mio 23° anno di corse"
egli ammette "Ma non mi sembra di esserci dentro da così tanto.
Io amo ancora questo sport, la passione c'é, e il desiderio di vincere
è ancora come agli inizi, così vado avanti quanto posso e
finquando potrò."
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